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Il Pape e Nostra Signora di Lujan, patrona dell'Argentina, l'8 maggio di quest'anno in piazza San Pietro Il Pape e Nostra Signora di Lujan, patrona dell'Argentina, l'8 maggio di quest'anno in piazza San Pietro  

La pietà popolare, “sistema immunitario” per la Chiesa

Domenica 15 dicembre Francesco si reca in Corsica per chiudere un convegno sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. La direttrice della cattedra di Teologia dell'Università Cattolica di Lima, Véronique Lecaros: come sostiene il Papa queste manifestazioni aiutano a mantenere viva la fede, ancorata alle radici e antidoto alla secolarizzazione e allo sfuttamento a scopo di lucro

Marie Duhamel - Città del Vaticano

A poco più di un anno dal suo viaggio a Marsiglia, il Papa torna questa domenica, 15 dicembre in Francia, nella città di Ajaccio in Corsica, una nuova sponda del Mediterraneo che per la prima volta accoglierà un Successore di Pietro. A due giorni dal suo ottantottesimo compleanno, Francesco chiuderà un convegno sulla religiosità popolare nell'Europa meridionale e constaterà il forte attaccamento dei corsi alle loro tradizioni religiose.

Arrivato dall'altra parte del mondo, anche il Papa argentino è profondamente legato a un certo modo di relazionarsi con Dio, al di fuori dei sacramenti. La sua prima catechista, la nonna Rosa, lo portò da bambino a inginocchiarsi per strada al passaggio del Cristo deposto dalla croce durante le processioni del Venerdì Santo. Véronique Lecaros, direttrice del Dipartimento di teologia dell'Università Cattolica di Lima, in Perù, parla ai media vaticani del forte legame del Pontefice con la pietà popolare - definita dalla studiosa il “sistema immunitario della Chiesa” - e le espressioni della religiosità popolare nell’America Latina.

Come si manifesta la religiosità popolare in America Latina e in Argentina, dove è nato Papa Francesco?

Fanno parte della pietà popolare i cosiddetti sacramentos. Si tratta dell'importanza data non ai Sacramenti - il che non significa che le persone non frequentino i sacramenti - ma all'acqua santa, alle processioni, ai pellegrinaggi, alle venerazioni dei santi. Tutti questi sacramentos sono onnipresenti, molto forti in America Latina. Anche le benedizioni vi rientrano. Benediciamo tutte le automobili, le case, le attività commerciali, cose che apparentemente non hanno nulla a che fare con la religione, con il sacro. Un giorno mi è capitato di recarmi in un ippodromo dove un sacerdote era stato invitato a benedire lo schermo sul quale sarebbero apparsi i cavalli vincitori. Dovremmo forse pensare che non esiste una separazione tra sacro e profano, come la conosciamo nei Paesi secolarizzati, una divisione in sfere. In America Latina c’è questa forma di presenza del divino, degli angeli, degli spiriti, dei santi, che è lì, concreta, palpabile. 

La religiosità popolare è ancora ancorata alla cultura locale?

Sì. Olivier Roy diceva che “la religione senza cultura, santa ignoranza”. In effetti, la religiosità popolare affonda le sue radici in tradizioni talvolta millenarie in America Latina, ma è anche molto creativa. È in continua evoluzione, ci sono sempre nuovi oggetti di fede, nuove persone cui essere devoti dedicarsi e alcune non sono accettate dalla Chiesa. In Argentina c’è Gaucho Gil. Ogni Paese dell'America Latina ha i suoi personaggi.

Un pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Lujan, in Argentina
Un pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Lujan, in Argentina

In questo contesto, si sono sviluppate, durante gli anni di formazione di Jorge Mario Bergoglio, del noviziato e di studio nella Compagnia di Gesù, due teologie: della liberazione e del popolo. Cosa le unisce e cosa le separa, soprattutto per quanto riguarda la pietà popolare?

Tutti i gesti di Papa Francesco verso i migranti, gli emarginati, tutte queste manifestazioni di attenzione ai poveri, costituiscono la base comune delle due teologie, così come l'attenzione al concreto. Gustavo Gutierrez, il fondatore della teologia della liberazione, ha sempre affermato che la filosofia viene dopo questa attenzione agli altri. Successivamente, ad esempio, si è aggiunta l’attenzione all’ecologia, che negli anni ‘60 e ‘70 non esisteva. La grande differenza è il rapporto con la pietà popolare. Nella teologia della liberazione si concorda sul fatto che rappresenta uno spazio di fede, ma può essere un'illusione, una evasione che può impedire l'azione, perché si dice che il Buon Dio risolverà il nostro problema. Nella teologia del popolo non è così. Si valorizza la pietà popolare, credendo che dal popolo di Dio promana la saggezza, una forma di mistica legata a questa idea di popolo. Dove è fiorita la teologia della liberazione, c’è la pietà popolare. E poi c’è stata una evoluzione verso una maggiore accettazione.

Nel 2007 i vescovi dell'America Latina e dei Caraibi si sono incontrati nel santuario di Aparecida per definire gli orientamenti pastorali del subcontinente. Il cardinale Bergoglio è tra i redattori del documento finale. Lui scrive che la pietà popolare è un modo legittimo di vivere la propria fede. Cosa intende con questo?

C’è stata, forse da secoli, una grande sfiducia nei confronti della religiosità popolare. Tutte le storie di pietà popolare, di oggetti di devozione, sono state a lungo respinte prima di essere riconosciute dal clero. Piano piano c'è stata un'evoluzione, direi, a partire dagli anni '80. Ma c’è un fenomeno di cui bisogna tener conto quando si parla di America Latina e cioè la crescita dei gruppi evangelici e la critica proprio alla pietà popolare. Ad Aparecida, alcune riflessioni del cardinale Bergoglio mostrano che lui vede nella pietà popolare - perché è qualcosa di molto profondo nel cuore - un freno o addirittura una barriera ai gruppi evangelici. In questo contesto la Chiesa ritiene che la migliore, la grande forza del cattolicesimo è la cultura, la pietà popolare. Tanto che, se leggiamo attentamente il testo di Aparecida, il cardinale Bergoglio nota che c’è una perdita: la tradizione non si trasmette più così facilmente di generazione in generazione. A causa in particolare dell'esodo rurale, di cambiamenti, di altre priorità. Mi sembra molto importante anche un’altra cosa quando parliamo di sapienza riguardo alla teologia del popolo: è la solidarietà, soprattutto tra gli stessi poveri, un tema molto attuale e, secondo me, imprescindibile per Papa Francesco.

Spesso, quando Francesco parla della pietà popolare, dice che è un modo di Dio di rivelarsi, che si tratta di manifestazioni della vita teologale. Dice anche che è un modo per realizzare la sua vocazione missionaria. Possiamo dire che in America Latina la pietà popolare è uno strumento di evangelizzazione?

Trattandosi di cultura, ci troviamo dinanzi piuttosto a uno strumento che ci permette di mantenere viva la fede, che ci permette di mantenere le radici, una cultura che si pone di fronte agli evangelici, alla secolarizzazione, al consumismo denunciato da Papa Francesco. Io sarei più dell'idea che non si tratta di evangelizzare nel senso di convertire, ma di mantenere una cultura, facendola fiorire senza immobilismo.

Il santuario di Aparecida, in Brasile
Il santuario di Aparecida, in Brasile

Nel santuario di Aparecida, il cardinale Bergoglio ha evocato questa preghiera del popolo che ha scosso e anche sostenuto il ​​lavoro dei vescovi. Già nel 2001, durante il Sinodo sul ruolo dei vescovi, in ​​Vaticano, aveva parlato dell'importanza che i pastori sentano l'odore delle loro pecore. Secondo lui, è essenziale che i membri del clero siano al centro delle espressioni di questa pietà popolare?

Sì. È molto interessante, per noi europei, vedere l'importanza che il Papa dà alla tenerezza. È qualcosa che si sente molto forte in America Latina, questa espressione di sentimenti, di tenerezza, di attenzione agli altri, di solidarietà, tutte queste qualità che la teologia del popolo valorizza. Da cardinale Papa Francesco è stato sempre molto vicino ai cueros de los villas, questi preti di Buenos Aires che stanno nei quartieri popolari. Ha creato, addirittura, un vicariato a loro dedicato. Quindi per lui è essenziale. Ma con la mia collega Ana Lourdes Suárez, docente di sociologia all’Università Cattolica dell’Argentina, a Buenos Aires, sottolineiamo come questo rafforzamento della pietà popolare dia un ruolo eccezionale a questi sacerdoti, perché tutto deve essere benedetto.

Don Pepe Di Paola mentre celebra la messa in una delle villas di Buenos Aires
Don Pepe Di Paola mentre celebra la messa in una delle villas di Buenos Aires

Lei parla di un rischio, inoltre, di neoclericalismo e sottolinea un altro fenomeno di cui il Papa è ben consapevole: è il rischio di manipolazione, di recupero della religiosità popolare da parte di gruppi con interessi economici o politici. Il cardinale Bergoglio ha parlato di una necessaria purificazione di queste espressioni di fede...

La rivalutazione della pietà popolare, infatti, richiede una purificazione di quest’ultima. Se prestiamo molta attenzione, c’è sempre l’idea che possano esserci degli errori. E infatti parliamo ad esempio di "santa Muerte", questo scheletro vestito da donna, che arriva dal Messico e si sta diffondendo ovunque. Si tratta, se così si può dire, della santa dei narcotrafficanti, di tutti i delinquenti. Al confine con gli Stati Uniti tutti quelli che la avevano come tatuaggio sono stati arrestati con l'accusa di spaccio di droga. Quindi, adesso i trafficanti indossano rosari. Altri criminali si fanno tatuare Cristo, o la Vergine, sulla schiena, perché pensano che nessuno oserà sparare a Cristo o a Maria. Ci sono anche sicari che pregano che tutto vada bene in quello che chiamano “il loro lavoro”, prima di uccidere qualcuno.

Lei vede in Francesco quest'opera di purificazione dall'inizio del pontificato?

Ebbene, Papa Francesco è stato molto coraggioso quando ha parlato delle mafie nel Sud Italia, dicendo che non è possibile che con i soldi guadagnati con la droga si possa partecipare alle feste di adorazione, alle processioni, mettere insomma questi soldi in eventi religiosi. Questo è riciclaggio di denaro e di anime. Si tratta, secondo me, di una maniera di purificazione se consideriamo l'attaccamento di Papa Francesco a queste espressioni della pietà popolare.

Si può dire che questo grande lavoro intrapreso dalla sinodalità per mettersi in ascolto del popolo di Dio per definire gli orientamenti da prendere per la Chiesa di domani parte dalla pietà popolare?

C'è ancora una forma di neoclericalismo nella pietà, ma è vero che c'è un ascolto. Direi di sì, forse, ma dobbiamo passare attraverso il sensus fidei, il primo grande tema di Papa Francesco, che è anche nella teologia del popolo. Vale a dire che il popolo, come popolo, è capace di discernimento. 

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14 dicembre 2024, 12:30