Ep. 363- Papale papale - "Occidente"
Benedetto XVI, udienza generale 5 marzo 2008
Leone era originario della Tuscia. Divenne diacono della Chiesa di Roma intorno all’anno 430, e col tempo acquistò in essa una posizione di grande rilievo. Questo ruolo di spicco indusse nel 440 Galla Placidia, che in quel momento reggeva l’Impero d’Occidente, a inviarlo in Gallia per sanare una difficile situazione. (...) Quelli in cui visse Papa Leone erano tempi molto difficili: il ripetersi delle invasioni barbariche, il progressivo indebolirsi in Occidente dell’autorità imperiale e una lunga crisi sociale avevano imposto al Vescovo di Roma – come sarebbe accaduto con evidenza ancora maggiore un secolo e mezzo più tardi, durante il pontificato di Gregorio Magno – di assumere un ruolo rilevante anche nelle vicende civili e politiche. Ciò non mancò, ovviamente, di accrescere l’importanza e il prestigio della Sede romana. Celebre è rimasto soprattutto un episodio della vita di Leone. Esso risale al 452, quando il Papa a Mantova, insieme a una delegazione romana, incontrò Attila, capo degli Unni, e lo dissuase dal proseguire la guerra d’invasione con la quale già aveva devastato le regioni nordorientali dell’Italia. E così salvò il resto della Penisola.
Giovanni XXIII, radiomessaggio per la solennità della Pasqua di Risurrezione 28 marzo 1959
Il Nostro cuore non sa trattenere un palpito di più ardente tenerezza per i figli di un popolo forte e buono, che incontrammo lungo il Nostro cammino, e con cui dividemmo la vita degli anni Nostri più vigorosi — dal 1925 al 1934 — al di là e al di qua del gran Bàlcano, in un esercizio di ministero spirituale, ispirato a scambievole sentimento di rispetto e di cristiana fraternità? Amiamo ricordare con sempre viva affezione quella brava gente laboriosa, onesta e sincera, la loro bella capitale Sofia, che Ci riconduce all'antica Sardica dei primi secoli cristiani : e alle epoche nobili e gloriose della loro storia.
Da molti anni ormai la visione di quel caro paese si è allontanata dai Nostri occhi: ma tutte quelle amabili conoscenze di persone e di famiglie restano vive nel Nostro cuore, e nella Nostra quotidiana preghiera.
Al ricordo dei Bulgari, in questa Pasqua del Signore, la prima del Nostro Pontificato, piace associare nel Nostro augurio e nel Nostro saluto benedicente quanti altri successivamente incontrammo sulle vie del prossimo Oriente, e dell'Occidente ancora, Turchi, Greci, e Francesi. tutti egualmente amabili verso la Nostra umile persona, tutti egualmente diletti nella luce e nell'amore di Cristo.
Francesco, Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio 1 gennaio 2014
Ricordiamo quel grande momento della storia della Chiesa antica che è stato il Concilio di Efeso, nel quale fu autorevolmente definita la divina maternità della Vergine. La verità sulla divina maternità di Maria trovò eco a Roma dove, poco dopo, fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano di Roma e dell’intero Occidente, nel quale si venera l’immagine della Madre di Dio - la Theotokos - con il titolo di Salus populi romani. Si racconta che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: «Madre di Dio!». I fedeli, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo della Madonna, dimostravano di riconoscerne la divina maternità. È l’atteggiamento spontaneo e sincero dei figli, che conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza.
Giovanni Paolo II, discorso ai Provinciali della Compagnia di Gesù, 27 febbraio 1982
La visione di sant’Ignazio si apri ad orizzonti ancora più vasti, tanto quanto era vasto il mondo, che in seguito alle recenti scoperte geografiche aveva preso più ampie dimensioni. È l’anelito di Cristo, che vibrava nel cuore del Santo, e nel cuore di quanti, condividendo il suo spirito, si offrirono interamente a “nostro Signore, re eterno”, la cui “volontà è di conquistare tutto il mondo” (S. Ignazio di Loyola, Spir. Ex., 95).
Il gruppo dei primi compagni di Ignazio era piccolo; eppure il Santo mandò in Oriente san Francesco Saverio, il primo di quella ininterrotta schiera di missionari gesuiti che in Oriente e in Occidente furono “inviati” ad annunciare il Vangelo, ed ardenti di zelo apostolico, erano pronti a dare la vita per testimoniare la loro fede, come attestano i numerosi Martiri della Compagnia.