Czerny a Valencia: scioccato dalla devastazione, da Chiesa e volontari azione sbalorditiva
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
È trascorsa una settimana ma il cardinale Michael Czerny ancora non riesce a togliersi dagli occhi le immagini viste a Valencia. Il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale si è recato nei giorni 15 e 16 novembre nella città spagnola devastata a fine ottobre dall’alluvione Dana che ha provocato oltre 200 morti e un numero infinito di dispersi, oltre alla distruzione di abitazioni, attività commerciali, ponti, metropolitane. Come già in Ucraina, inviato poco dopo lo scoppio del conflitto del 2022, ma anche in Amazzonia, Africa e altre zone del mondo ferite, il porporato gesuita ha portato anche a Valencia la vicinanza e la solidarietà di Papa Francesco. Ha visitato anche le località di Alfafar, Benetússer, Catarroja, La Torre, Picanya e Paiporta, quest’ultima epicentro della tragedia.
Cimiteri di auto
Con i media vaticani Czerny condivide impressioni e osservazioni, emozioni e turbamenti di questo viaggio di 48 ore, sufficienti però a restituire in profondità la portata del dramma. “La distruzione fisica è travolgente. Abbiamo visto i segni dell’acqua alta nelle chiese, nelle scuole e nelle case, che variavano tra i 2 e i 4 metri. Interi quartieri sono stati spazzati via, i detriti lasciati indietro quale segno della potenza dell’alluvione”, racconta il cardinale, dicendosi “scioccato” soprattutto dalla distruzione di oltre 100 mila veicoli: “Cimiteri di auto con le macchine distrutte, ammucchiate in due o tre pile. Cumuli di metallo contorto che mostravano la forza dell’acqua”.
La Chiesa, la prima ad aprire le porte
A Valencia il cardinale Czerny ha potuto anche parlare con tanta gente del posto: funzionari governativi, sacerdoti, familiari delle vittime, volontari e l’arcivescovo Enrique Benavent Vidal che “ha fatto molto bene a visitare e salutare tutti, in ogni parrocchia colpita". Tante di queste persone, spiega il cardinale, hanno espresso gratitudine alla Chiesa, “la prima ad aprire le sue porte e a diventare ‘ospedale da campo’”, e hanno messo a confronto questa azione immediata con “l’incapacità delle autorità pubbliche di agire rapidamente o efficacemente”. “Molti hanno riferito di aver ricevuto un avviso di emergenza sui loro cellulari ore dopo che la tragedia si era verificata...”.
La risposta straordinaria dei volontari
Alcune storie Czerny le definisce “provvidenziali”, ad esempio quelle di persone salvatesi miracolosamente perché hanno avuto l’intuito di salire a un piano superiore pochi istanti prima che le acque dell'alluvione si abbattessero sulle case: “Queste storie di sopravvivenza sono commoventi e danno un senso di protezione divina in mezzo alla tragedia”. “La risposta dei volontari è stata a dir poco straordinaria”, afferma ancora il cardinale. “Abbiamo incontrato una giovane donna americana, professionista di alto livello, venuta a fare volontariato. Anche suo padre e due fratelli più piccoli, dopo aver saputo del disastro, sono immediatamente partiti dagli Stati Uniti per andare dare una mano. Le loro azioni disinteressate sono state una potente testimonianza della chiamata universale al servizio, che trascende confini e culture”
Centri di aiuto materiale e consolazione spirituale
“Sbalorditivo”, poi, secondo il capo Dicastero, vedere le chiese della città “completamente trasformate in centri improvvisati di distribuzione alimentare”: “Senza negozi funzionanti, questi spazi sacri sono diventati luoghi essenziali di aiuti, ma allo stesso presenza vitale di compassione, fede e speranza nel mezzo del dolore”. “In questi ambienti abbiamo visto Cristo lasciare il tabernacolo e diventare realmente presente, non in senso sacramentale, in coloro che soffrivano e in coloro che li servivano”, rimarca il porporato. “La vista di sacerdoti, volontari e suore che lavoravano instancabilmente nel fango e nella melma, offrendo consulenza dopo i traumi, distribuendo cibo e dando conforto, è stata una testimonianza ispiratrice”.
Sacerdoti missionari
Nelle varie tappe – durante le quali era sempre presente Nuestra Señora de los Desamparados, la patrona di Valencia la cui immagine “appariva costantemente, sia nelle strade e nelle chiese danneggiate, sia nei cuori dei fedeli” – il cardinale ha incontrato anche “comunità vibranti” di giovani sacerdoti. “Veri missionari” che “offrivano non solo aiuti materiali, ma evangelizzavano migliaia di volontari arrivati ad aiutare. Offrivano consolazione, incoraggiamento, aiuto, sollievo, con una dedizione davvero ispiratrice. Accanto a loro lavoravano le suore con stivali di gomma e abiti sporchi, spalla a spalla coi ragazzi e la Caritas”. Tra i fotogrammi che maggiormente gli sono rimasti impressi, Czerny cita quello di un giovane padre accompagnato dal figlio di 10 anni: “Entrambi erano volontari. Il padre stava insegnando al figlio il significato del servizio cristiano”.
Una Messa per vittime e sofferenti
A Valencia il prefetto per lo Sviluppo umano integrale ha concelebrato inoltre la Messa nella chiesa di San Giorgio martire a Paiporta, con l’arcivescovo Benavent, il vicario Jesús Corbí Vidagañ e quasi tutti i sacerdoti delle parrocchie colpite. La celebrazione è stata offerta per i defunti e i sofferenti; erano presenti centinaia di persone e, evidenzia il cardinale, è stata anche un’occasione per ribadire “la perseverante vicinanza della Chiesa al popolo”. Ma anche la vicinanza di Dio, quella che Czerny dice di aver visto concretamente anche nelle statue e nelle effigi di Cristo, della Vergine e dei santi, portati via dalle acque e poi ritrovati, coperti di fango, alcuni intatti. “Un sacerdote ci ha detto: l’acqua è violenza, peccato e morte. Ecco perché Gesù ha camminato sull’acqua e ha placato la tempesta in mare...”.
La strada per la ricostruzione
La strada per la ripresa e la ricostruzione nella provincia di Valencia è lunga: “Per molti sarà quasi impossibile – commenta il cardinale - ad esempio per i negozi di famiglia e le attività commerciali. Probabilmente non riapriranno mai più”. La speranza però non manca, grazie anche agli “instancabili” sforzi della Chiesa che “rimane salda, comunicando la grazia di Dio, impegnata a guarire corpi, menti e spiriti duramente provati da questa catastrofe. Una catastrofe devastante”.
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