Migranti si imbarcano su una nave della Guardia costiera italiana Migranti si imbarcano su una nave della Guardia costiera italiana

Migranti, l'allarme del Consiglio d'Europa sui Cpr

Italia sotto osservazione per le condizioni degli stranieri irregolari nei Centri di permanenza per il rimpatrio. A denunciare le presunte violazioni dei diritti umani delle persone trattenute è un rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura. Dure critiche anche da parte della società civile

Beatrice Guarrera - Città del Vaticano

«Presunti maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza da parte di agenti di polizia» nei confronti delle persone trattenute nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) italiani: sono alcune delle anomalie riscontrate dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa, nei confronti dei migranti irregolari in stato di detenzione amministrativa, una forma di privazione della libertà per coloro che, pur non avendo commesso reati, attendono di essere rimpatriati.

Il rapporto del Consiglio d'Europa

A riferire di questi presunti abusi è un rapporto, diffuso nei giorni scorsi e realizzato dopo una visita nei Cpr di Milano, Gradisca d’Isonzo, Potenza e Roma tra il 2 e il 12 aprile, che rileva anche «la pratica diffusa della somministrazione di psicofarmaci non prescritti e diluiti in acqua, come documentato nel centro di Potenza». ​​Se sono diverse le inchieste giornalistiche che in passato hanno documentato l’uso massiccio di psicofarmaci nei Centri, con il presunto obiettivo di tranquillizzare i detenuti, è la prima volta, però, che la segnalazione arriva dal Consiglio d’Europa. Secondo il documento, sembra che «l’alto tasso di eventi critici e di violenza registrato all’interno dei Cpr sia stata una diretta conseguenza delle sproporzionate restrizioni di sicurezza, della mancanza di valutazioni del rischio individuale dei cittadini stranieri e del fatto che le persone detenute non avessero di fatto nulla per occupare il loro tempo».

Il caso Albania

Il rapporto ha sollevato anche la questione del trattenimento di cittadini stranieri nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Albania e ha chiesto alle autorità italiane di garantire che ai cittadini stranieri trattenuti all'estero, sotto la giurisdizione italiana, vengano garantite condizioni di vita dignitose, rispetto, oltre che le garanzie giuridiche fondamentali (informativa sui diritti, comunicazione del trattenimento a un terzo, accesso ad un avvocato e ad un medico). Nel documento vengono incluse anche le «osservazioni» del governo italiano che ha ridimensionato il quadro generale e ricordato che è già operativo un gruppo di lavoro istituito il 15 febbraio 2024, per il monitoraggio dei Cpr, con analisi di dati, documenti e segnalazioni fornite dalla Prefetture.

In 10 anni 50mila persone trattenute

Le rilevazioni del Consiglio d’Europa hanno acceso, in ogni caso, i riflettori e lanciato l’allarme sulla condizione dei migranti rinchiusi nei Centri di permanenza per il rimpatrio. Si parla di circa 50mila persone, detenute dal 2014 al 2023, in centri «che violano i diritti umani e sono un disastro per le finanze pubbliche in uno scenario di progressiva e deliberata confusione tra sistema di accoglienza e detentivo, caos amministrativo e costi astronomici». Così riferisce il rapporto di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, dal titolo "Trattenuti 2024. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri", in cui si documenta, tra l’altro, il fallimento del loro obiettivo dichiarato: «Dai Cpr sono rimpatriati solamente il 10% nel 2023 delle persone colpite da un provvedimento di espulsione, cioè su 28.347 persone sono rimpatriate “solo” 2.987 dai Cpr italiani».

La denuncia della società civile

«È necessario arrivare a una chiusura definitiva di queste strutture e promuovere alternative umane e sostenibili alla detenzione amministrativa», hanno affermato nei giorni scorsi le organizzazioni che aderiscono al Tavolo asilo e immigrazione. In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, infatti, anche il Tavolo, formato da rappresentanti politici e di oltre 40 organizzazioni della società civile, ha presentato a Roma un rapporto sul tema, dal titolo "Cpr d’Italia: porre fine all’aberrazione". Nel documento le diverse realtà hanno denunciato le «condizioni aberranti che caratterizzano questi centri, consolidatisi nel tempo come una grave violazione etica, giuridica e politica», una conclusione a cui sono giunte dopo un approfondito monitoraggio, condotto tra aprile e agosto 2024, su otto Cpr attivi in Italia (Bari, Gradisca d’Isonzo, Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Pian del Lago, Restinco e Roma). «La carenza di personale specializzato, come mediatori culturali e psicologi - si legge nel documento - aggrava ulteriormente il disagio delle persone trattenute. Molte di loro non comprendono la ragione della propria detenzione e non hanno accesso a un’informativa legale adeguata. Le attività ricreative, che potrebbero mitigare il senso di isolamento, sono pressoché inesistenti, incrementando ulteriormente il disagio psicologico». Un ennesimo appello dunque a fare luce sulle condizioni degli “invisibili” in detenzione amministrativa ai margini delle nostre città.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

16 dicembre 2024, 13:21