Jorge Mario Bergoglio sacerdote Jorge Mario Bergoglio sacerdote

Da 55 anni “padre”, il 13 dicembre l’anniversario di sacerdozio di Papa Francesco

Il Pontefice celebra oggi l’anniversario della sua ordinazione presbiterale avvenuta nel 1969. La realizzazione di un percorso avviato a 21 anni ma nato quando un 17enne Jorge Mario Bergoglio fece un'esperienza profonda di Dio in una confessione. Una chiamata come quella di San Matteo, immagine che ha sempre accompagnato il suo percorso spirituale

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Padre… preferisco essere chiamato padre, perché ciò che mi piace di più è essere prete”. La vocazione al sacerdozio, quella che lo portò ad essere ordinato un 13 dicembre di cinquantacinque anni fa (1969), è forse una delle esperienze intime più care a Papa Francesco, capace, a distanza di anni, anche di commuoverlo. Oggi il Pontefice argentino celebra l’anniversario dell'ordinazione presbiterale. Cinquantacinque anni da quando l’arcivescovo di Cordoba, monsignor Ramon José Castellano, impose le mani al giovane Jorge Mario, allora 33enne.

Jorge Mario Bergoglio da giovane sacerdote
Jorge Mario Bergoglio da giovane sacerdote

La chiamata di Matteo

Era il compimento di un percorso iniziato a 17 anni. Aveva quell’età lo studente argentino, futuro Papa, il giorno in cui in parrocchia, durante una confessione, ebbe un contatto diretto e profondo con Dio. Una chiamata. E c’è una immagine a cui Bergoglio – lo ha confidato lui stesso in tanti libri e interviste, prima e dopo il pontificato – associa quel momento: il quadro di Caravaggio “La chiamata di Matteo”, opera d’arte – custodita nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma - tra quelle a lui più care. Dinanzi ad essa il Papa ama spesso soffermarsi per ammirarne la simbologia, i significati nascosti dietro il gioco di luci e ombre, quel fascio di luce che quasi come un’iride nei teatri accompagna il gesto di Gesù di puntare il dito verso Matteo. Un dito, simile a quello di Dio nella “Creazione” di Michelangelo, che simboleggia la grazia, la possibilità di abbandonare una vita di peccato e di rinascere a vita nuova. E di farlo attraverso la sua misericordia.

Quel dito Francesco lo ha sempre sentito puntato verso di lui: “Così sono io. Così mi sento. Come Matteo”, raccontava nell’agosto 2013 il Papa a padre Antonio Spadaro in una delle prime interviste che fece conoscere i lati più intimi e personali del Pontefice eletto pochi mesi prima. “È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: ‘No, non me! No, questi soldi sono miei’. Ecco, questo sono io: un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice”.

Un'altra foto di Bergoglio giovane sacerdote
Un'altra foto di Bergoglio giovane sacerdote

La nascita della vocazione

La vicenda di San Matteo è legata a doppio filo al percorso sacerdotale di Papa Francesco. Era il 21 settembre 1953 il giorno di quella “esperienza di Dio”, in cui Bergoglio sentì il primo impulso vocazionale. Era il giorno, appunto, della memoria liturgica di San Matteo. In Argentina si celebrava la festa dello studente e prima di recarsi ai festeggiamenti, Jorge Mario si fermò alla parrocchia che frequentava e trovò lì un prete che non conosceva. Sentì, però, la necessità di confessarsi. “Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava”, raccontava il Papa in una partecipata veglia di Pentecoste del maggio 2013 insieme a movimenti e realtà ecclesiali. “Non so cosa sia successo, non ricordo, non so proprio perché fosse quel prete là, che non conoscevo, perché avessi sentito questa voglia di confessarmi, ma la verità è che qualcuno m’aspettava. Mi stava aspettando da tempo. Dopo la Confessione ho sentito che qualcosa era cambiato. Io non ero lo stesso. Avevo sentito proprio come una voce, una chiamata: ero convinto che dovessi diventare sacerdote”.

Francesco con i genitori
Francesco con i genitori

L'ordinazione presbiterale

A 21 anni il futuro Papa decise di entrare in seminario, optò per la Compagnia di Gesù attratto dalla immagine dei gesuiti in “prima linea” nella Chiesa, dalla disciplina, dalla “missionarietà”. Entrò nel seminario di Villa Devoto e l’11 marzo 1958 ebbe inizio il suo noviziato nel seminario dei seguaci di Sant’Ignazio, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires in seguito. Nella città natale si laureò in filosofia nel 1963. Dal 1964 insegnò per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fé e Buenos Aires. Il 13 dicembre 1969, quindi, l’ordinazione presbiterale nella sua città natale con le mani imposte sul capo e davanti agli occhi un’altra mano, quella di Cristo, con il dito puntato che come con Matteo chiamava il gesuita alla sua sequela.

La "Chiamata di San Matteo" di Caravaggio
La "Chiamata di San Matteo" di Caravaggio

Misericordia...

Non a caso, il motto episcopale - e poi pontificio – scelto da Bergoglio, divenuto poi Francesco, è stato proprio “Miserando atque eligendo” (“Lo guardò con misericordia e lo scelse”). Un passo di un’omelia di San Beda il Venerabile che commentava proprio l’episodio evangelico della vocazione del pubblicano divenuto apostolo. La misericordia è da allora uno dei punti cardine del ministero di Papa Francesco, declinata in “vicinanza, compassione, tenerezza”. Le tre caratteristiche di Dio ma anche di ogni sacerdote, come ha sempre detto ai preti incontrati in questi anni, insieme alla raccomandazione di essere per la gente “padri”. Non come titolo, ma come modo di essere. Lui per primo: “Padre… preferisco essere chiamato padre, perché ciò che mi piace di più è essere prete”.

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13 dicembre 2024, 11:30