Il Papa ai nuovi cardinali: non cedere alla competizione corrosiva ma costruire l'unità
Antonella Palermo - Città del Vaticano
È il decimo Concistoro del pontificato di Francesco. Nella solennità e nel calore del tempo di Avvento che si respira nella basilica vaticana, gremita di 5.500 fedeli, sono 21 i cardinali creati. Fin dall'inizio del rito, ricorrente è la parola "unità". La troviamo nell'omelia così come nelle parole introduttive di omaggio e ringraziamento pronunciate dal più anziano di sempre a ricevere il cardinalato, il nunzio apostolico Angelo Acerbi, 99 anni, che ricorda proprio la necessità del "camminare insieme", espressa nel recente sinodo, quale via da perseguire. Egli si fa portavoce del comune desiderio di pace in un mondo sfigurato da disuguaglianze, guerre e povertà, e aggiunge che l'enciclica Dilexit nos è "motivo di speciale ispirazione per il lavoro pastorale che ciascuno dei nuovi cardinali è chiamato a svolgere nel proprio ambito". Nell'omelia, poi, il Papa torna appunto a ribadire uno dei pilastri del suo magistero: non rincorrere i primi posti, ma coltivare in umiltà, la fraternità.
Non lasciarsi abbagliare dal fascino del prestigio
Il nostro cuore è un "guazzabuglio", ricorda il Papa citando Manzoni nei Promessi sposi. Lo riferisce, a commento del brano al capitolo 10 del Vangelo di Marco, all'atteggiamento dei discepoli, non immuni da cedimenti, fragilità, disorientamenti, infedeltà, incomprensioni. Mentre infatti Gesù sta facendo una strada faticosa e in salita che lo porterà al Calvario, rammenta Francesco, loro pensano alla strada spianata e in discesa del Messia vincitore. È uno dei grandi fraintendimenti della sequela di Cristo, di cui bisogna prendere "umilmente coscienza".
Può succedere anche a noi: che il nostro cuore perda la strada, lasciandosi abbagliare dal fascino del prestigio, dalla seduzione del potere, da un entusiasmo troppo umano per il nostro Signore. Per questo è importante guardarci dentro, metterci con umiltà davanti a Dio e con onestà davanti a noi stessi, e chiederci: dove sta andando il mio cuore? In quale direzione si muove? Forse sto sbagliando strada?
LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA DI PAPA FRANCESCO
Tornare al cuore, il cardine sia Gesù
È il "ritorno al cuore" raccomandato da Sant'Agostino, anch'egli citato dal Papa. Quel ritorno a ciò che è essenziale, profondo, necessario davvero. Perché capita sovente che si confondano i piani, ritenendo fondamentale ciò che non lo è. Con una indovinata metafora, il pontefice rimanda all'immagine del "cardine": il sostegno, il centro di gravità su cui affidare la propria vita deve restare Cristo.
Oggi, in particolare a voi, cari Fratelli che ricevete il cardinalato, vorrei dire: badate bene a fare la strada di Gesù. Cosa significa questo? Fare la strada di Gesù significa anzitutto ritornare a Lui e rimettere Lui al centro di tutto. Nella vita spirituale come in quella pastorale, rischiamo a volte di concentrarci sui contorni, dimenticando l’essenziale.
Camminare per le strade, nell'incontro con gli altri
Continua a declinare, il Papa, le forme in cui imitare Gesù, stando sulla sua strada: curare le ferite dell’uomo, alleggerire i pesi del suo cuore, rimuovere i macigni del peccato e spezzare le catene della schiavitù. Il cardinalato, insiste il Successore di Pietro, non è isolamento ma immersione continua nella vita della gente, nelle loro fatiche e ferite, nei loro disincanti. Lo stesso Mazzolari, di cui il Papa fa memoria definendolo "un grande del clero italiano", parlava della necessità di camminare per le strade, azione gratuita e senza filtri: di questo c'è bisogno ancora oggi, dice Francesco. "Non dimentichiamo che stare stanco rovina i cuori e l’acqua stanca è la prima a corrompersi", aggiunge a braccio il Papa.
L’avventura della strada, la gioia dell’incontro con gli altri, la cura verso i più fragili: questo deve animare il vostro servizio di cardinali.
Ricercare l'unità, non i primi posti
Nel gruppo dei discepoli "il tarlo della competizione distrugge l’unità", scandisce ancora il Papa. I porporati sono invitati a non cadere in questa tentazione, bensì ad abbattere i muri dell'inimicizia, animati da quell'ardore nella ricerca dell'unità che tanto stava a cuore a San Paolo VI. È questo lo spirito che fa la differenza, conclude, in un mondo segnato da una "competizione corrosiva", in una società dominata dall'ossessione dell’apparenza e dalla ricerca dei primi posti.
Per questo, posando il suo sguardo su di voi, che provenite da storie e culture diverse e rappresentate la cattolicità della Chiesa, il Signore vi chiama a essere testimoni di fraternità, artigiani di comunione e costruttori di unità. È questa la vostra missione. È questa la vostra missione.
Servi luminosi per edificare la Chiesa
Sfilano per l'imposizione della berretta cardinalizia i neo cardinali, il primo è proprio il più anziano Acerbi. Ricevono anche l'anello, lo zucchetto e la bolla con l'assegnazione del titolo, e giurano, ciascuno, fedeltà e obbedienza al Papa e ai suoi successori mentre Francesco si mostra con tenerezza e paternità spirituale. In volto è visibile un ematoma. Il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, precisa ai giornalisti che "è conseguenza di una contusione ieri mattina: ha colpito col mento il comodino".
Familiarità e abbracci di reciproca benevolenza tra i porporati. Segue la preghiera cantata del Padre Nostro e quella espressa dal Papa "affinché questi tuoi servi, edificando costantemente la tua Chiesa e fondati nell'integrità della fede, risplendano luminosi nella purità di mente". Il rito si conclude con l'affidamento dell'intera assemblea a Maria, alla vigilia della Solennità della Immacolata Concezione. Con la creazione delle nuove 21 porpore, la cui provenienza geografica introduce cinque nuovi Paesi (Algeria, Australia, Ecuador, Iran, Serbia), il Collegio cardinalizio si compone di 253 cardinali, di cui 140 elettori e 113 non elettori.
Ultimo aggiornamento alle ore 18.15 del 7 dicembre 2024
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